Le apparecchiature self-ligating o autoleganti
Cos’è un apparecchio ortodontico self-ligating o autolegante? Si tratta di un sistema di attacchi che ha lo scopo di tenere l’arco
nello slot senza l’ausilio di legature elastiche o metalliche con un meccanismo a serratura o sportellino. Questo strumento, anche definito low-friction, consente all’arco di scorrere liberamente nell’interno dello slot, poichè non è tenuto da legature metalliche o elastiche.
Gli attacchi possono essere di tre tipi: passivi, ovvero con sportellino rigido passivo che, inserito l’arco, chiude lo slot renza interagire con l’arco; attivi con sportello flessibile che oltre a chiudere l’arco nello slot interagisce con quest’ultimo fornendo le forze correttive; interattivi, con sportello flessibile che non interagisce con archi di sezione ridotta ma diventa attivo con archi di sezione maggiore.
La riduzione della frizione, che permette l’applicazione di forze più leggere e la loro trasmissione interamente sull’elemento dentario senza dissipiazioni, è il principale vantaggio degli apparecchi self-ligating. Rispetto agli apparecchi tradizionali, con questi si ottiene un abbassamento del coefficiente di attrito del 90%. Poter imprimere forze più leggere consente di rispettare le strutture parondontali e controllare meglio l’ancoraggio in quanto le forze di reazione prodotte sono minime e possono essere distribuite sugli elementi da non muovere senza alcune conseguenza.
Il tempo di trattamento è notevolmente ridotto rispetto ad apparecchi tradizionali inoltre, le vecchie legature elastiche erano soggette a usura con conseguente perdita progressiva di efficacia dell’apparecchio. Anche le legature metalliche hanno il difetto di essere soggette ad allentamento, infatti vanno controllate periodicamente dal dentista, anche ogni 3 o 4 settimane.
Un’altra peculiarità delle apparecchiature self-ligating è quella di avere dimensioni mesio-distali ridotte: l’utilizzo di bracket con ridotto ingombro mesio-distale, infatti, oltre ad avere inevitabili vantaggi estetici e ad agevolare il controllo di una migliore igiene orale, risulta utile soprattutto in presenza di particolari disallineamenti in quanto conferisce una maggiore flessibilità all’arco. Con le apparecchiature self-ligating si registra inoltre una riduzione del tempo necessario a cambiare arco: ciò permette al clinico di dedicarsi maggiormente all’osservazione e alla diagnosi.
Oggi esistono in commercio più di 10 tipi di attacchi self-ligating, come lo Speed, il Damon Q, lo Smartclip, il Quick, l’In-Ovation, l’Opal, l’Oyster, il Carriere SLX 3D, oltre a sistemi non autoleganti ma in grado comunque di ridurre notevolmente la frizione, come il sistema Slide e l’attacco Sinergy, tuttavia il percorso di sviluppo di questa apparecchiatura ha inizio addirittura nei primi anni del secolo scorso.
Il primo prototipo di attacco autolegante fu realizzato negli anni 30 del novecento da Jacob Stolzenberg e fu denominato Russell bracket. Si componeva di una vite a testa piatta inserita in un’apertura circolare filettata che veniva stretta o allentata con un cacciavite. Allentando la vita si facilitava l’allineamento e il livellamento mentre stringendola si eprimeva meglio il torque delle radici. Fu uno strumento che, all’epoca, non ebbe molto successo.
Nel 1971 il dottor Jim Wildman realizzò il primo vero bracket self-ligating passivo, chiamato Edgelok Bracket. Esso era composto da un corpo rotondo con uno sportello rigido che poteva scorrere sopra l’arco inserito nello slot, trasformandolo in un tubo. Tra il 1976 e il 1980, il dottor Herbert Hanson progettò e creò il primo attacco self-ligating attivo che, dopo varie modifiche e sperimentazioni cliniche, venne introdotto nel mercato con il nome di Speed System.
Nel 1986, il Dr Erwin Pletcher sviluppo l’ACTIVA Bracket, che ha un braccio rigido, questo braccio curvo ruota occluso-gingivalmente attorno a un corpo cilindrico dell’attacco. Il braccio può essere aperto e chiuso mediante pressione con le dita.
Nel 1995, il Dr Wolfgang Heiser di Innsbruck, in Austria sviluppato l’attacco TEMPO (Time), che assomiglia molto all’attacco SPEED, e che si caratterizza per un rigido braccio curvo che avvolge occluso-gingivalmente l’attacco. Uno speciale strumento è utilizzato per aprire e chiudere lo sportello. La rigidità braccio impedisce qualsiasi sostanziale interazione con l’arco, e ciò rende passivo l’attacco TEMPO.
Un grande cambiamento si è avuto nel 1996 con un nuovo attacco self-ligating passivo, realizzato dal dottor Dwight H. Damon di Spokane, Washington. Il Damon bracket suscito grande interesse tra gli ortodontisti per gli entusiasmanti risultati clinici ottenuti dal suo ideatore. Da allora è iniziata la diffusione delle apparecchiature self-ligating e l’avvio di nuovi studi e ricerche.
Se l’apparecchio straight-wire introdotto dal dr. Lawrence F. Andrews e le successive modifiche di Roth e quelle della MBT hanno cambiato l’ortodonzia moderna, possiamo certamente dire che le apparecchiature self-ligating hanno prodotto una vera e propria rivoluzione nel mondo ortodontico dimostrandosi efficaci nel migliorare la funzionalità del trattamento apparecchi con metodiche straight-wire.
Gli apparecchi autoleganti prodotti dalle varie aziende hanno permesso di ridurre il tempo necessario a sostituire gli archi ma soprattutto sono in grado di ridurre il tempo totale di trattamento garantendo anche un buon controllo tridimensionale della posizione degli elementi dentali. Tutto ciò avviene nel completo rispetto delle strutture parodontali grazie all’applicazione di forze leggere che evitano fenomeni di ialinizzazione e agiscono in sinergia con le componenti muscolari del sistema stomatognatico.