Risultati degli studi sulle metodiche per un’endodonzia di successo

Da sempre una delle branche più sfidanti dell’odontoiatria è l’endodonzia, nonostante i progressi offerti dalla tecnologia dei materiali e dallo sviluppo di nuove tecniche.

Ancora oggi procedure classiche come lo svuotamento dei canali radicolari con l’obiettivo di lasciare uno spazio sagomato e asettico, fallisce nel 30% dei casi a causa della formazione di nicchie di batteri che entrano a contatto con fluidi biologici creando lesioni secondarie che possono espandersi fino alla superficie radicale esterna.

La soluzione ad una lesione endodontica cronica come quella appena descritta può essere di tipo endodontico oppure chirurgico. Nella scelta della tecnica più adatta al caso, il dentista tiene conto dei pro e dei contro di ciascuna.

Le condizioni cliniche iniziale del paziente, a partire dalla dimensione della lesione periapicale, condizionano fortemente la riuscita dell’intervento.

Statisticamente la tecnica che assicura i migliori risultati a due anni dall’intervento, ovvero trascorso il periodo in cui si verificano il 70% degli insuccessi causato principalmente dalla frattura verticale della radice, è quella chirugica.

La tecnica endodontica che consiste nell’otturazione del canale presenta una percentuale elevata di insuccesso.

Nel caso in cui si optasse per questa procedura, la scelta del cemento per le otturazioni è fondamentale per poter assicurare una maggiore stabilità dimensionale, evitando la formazione di spazi vuoti colonizzabili da microrganismi.

 

Trattamento dei denti permanenti in una o più sedute

In endodonzia il trattamento dei permanenti in un’unica seduta è molto praticato e molto apprezzato dai pazienti per la sua rapidità. Tuttavia, considerando la possibile insorgenza di dolore nei 7 giorni successivi all’intervento e le complicanze he insorgono tipicamente nell’arco dei successivi 12 mesi, non vi sono prove scientifiche a favore di questa metodica rispetto al trattamento in più sedute. Anche in questo caso sarà il professionista a decidere, in base al caso e alla sua esperienza, quale metodica utilizzare.

 

Trattamento degli elementi dentari decidui

Gli studi in materia di trattamento dei denti decidui necrotici con materiali da otturazione endodontici sono provvisori e necessitano di ulteriori approfondimenti, tuttavia forniscono qualche indicazione utile sui componenti da utilizzare, in particolare riguardo il cemento. L’uso del cemento con iodoformio, infatti, finora è risultato il materiale con minor rischio di insuccesso.

 

Guarigione periapicale e cemento endodontico

Nell’endodonzia dei permanenti si è alla continua ricerca del cemento ideale, che favorirebbe la dismissione dell’uso dei coni di guttaperca, utilizzati da oltre un secolo nelle otturazioni radicolari.

Agli storici cementi a base di ZnO-eugenolo (ZnOE) o idrossido di calcio, nel tempo si sono aggiunti quelli con Mta e, più di recente, i materiali contenenti bioceramica, che presentano diverse caratteristiche positive come lcapacità antibatterica, radiopacità, stabilità chimica e dimensionale, assenza di tossicità, che li rendono molto promettenti.

 

Perni radicolari in fibra di vetro

I denti sottoposti a terapia endodontica, specie se devitalizzati e ricostruiti, presentano un’inferiore resistenza alla frattura. I perni di fibra in vetro sono risultati meno pericolosi sul lungo termine rispetto a quelli metallici perché hanno qualità meccaniche più simili alla dentina, per questo li hanno sostituiti già da qualche anno. Sono particolarmente utili nel settore anteriore, dove gli elementi dentari sono sottoposti a maggiori forze eccentriche.