Studiosi all’opera sulle nuove frontiere dell’odontoiatria rigenerativa
Se ad oggi, per riempire le cavità dentali, si usano amalgame e composti artificiali, in futuro, secondo la Dr.essa Anne George, grazie ad una proteina chiamata DMP1, la dentina potrebbe rigenerarsi. Dopo aver ricoperto il sito con una resina polimerica, il nuovo tessuto crescerebbe nel giro di quale settimana, permettendo la naturale rigenerazione della dentina.
La Dr.essa George, del Chicago College of Dentistry, che ricopre la prestigiosa cattedra che un tempo fu di Allan G. Brodie, ha iniziato a studiare il ruolo della DMP1 nel metabolismo delle ossa nel 1992, dal momento in cui lei e il suo staff, al Brodie Tooth Development Genetics and Regenerative Medicine Research Laboratory, sono riusciti a clonarla da modelli animali, partendo dai suoi geni.
Nel 1996 la sua ricerca ricevette una sovvenzione dal National Insitute of Dental and Craniofacial Research, ente che ancora oggi crede nelle potenzialità del progetto tanto da aver recentemente stanziato altri $399,500 per i prossimi 5 anni.
“Abbiamo provato ad identificare la funzione di questa proteina, che è particolarmente presente nelle ossa e nei denti. Oltre ad essere coinvolta nella mineralizzazione, ora sappiamo che gioca un ruolo determinante nel metabolismo osseo. Pertanto, il nostro attuale obiettivo è quello di approfondirne ulteriormente le funzioni, insieme ad identificare le sostanze con le quali interagisce”, spiega la Dottoressa.
“La natura fa uso di semplici proteine come la DMP1 con capacità multifunzionali per produrre un gran numero di strutture calcificate come il nostro scheletro e i nostri denti”, continua la George. “E’sorpendente il modo in cui la natura regola le sue funzioni ed è gratificante riuscire a decifrarne una parte con l’aiuto del mio staff. Sono stupita di tutto ciò che impariamo al laboratorio riguardo le funzionalità di questa proteina attraverso dei semplici esperimenti”.
Gli studi della Dottoressa George sono concentrati sulla mineralizzazione della dentina, in base alla sua omogeneità e semplicità metabolica in relazione all’osso.
Un secondo gruppo di ricercatori congiunti dell’Università di Nottingham e del Wyss Institute for Biologically Inspired Engineering dell’Università di Harvard, pensa che concetto di utilizzo di materiali al semplice scopo di riempimento delle cavità verrà presto superato e sostituito da trattamenti di rigenerazione veri e propri.
Questi studiosi hanno sviluppato e prodotto un biomateriale sintetico che supporta le cellule staminali presenti nei denti nell’attività di riparazione e rigenerazione della dentina.
Il loro progetto di ricerca ha ottenuto il secondo premio nella categoria ‘materiali’ all’ultima edizione della Royal Society of Chemistry Emerging Technologies Competition.
Il materiale biosintetico messo a punto può essere impiegato sia per riempire le cavità che per stimolare la naturale riproduzione cellulare finalizzata alla riparazione e alla rigenerazione della polpa e della dentina intorno.
“Questi materiali sono la prova di un concreto passo avanti nella direzione di consentire ai pazienti di rigenerare in maniera naturale e autonoma i componenti dei loro stessi denti”, afferma David Mooney, professore di Bioingegneria alla John Paulson School of Engineering and Applied Sciences at Harvard and the Wyss Institute.
Anche il Dr Kyle Vining, membro del Wyss Institute, esprime tutto il suo entusiasmo in merito: “Siamo eccitati dalle prospettive che si stanno aprendo sulla medicina rigenerativa e riparatrice in ambito odontiatrico”.
Sarà dunque interessante seguire l’evolversi dai vari filoni di ricerca che promettono di rivoluzione uno dei settori più importanti dell’odontoiatria.