Riconoscere e trattare i pazienti odontofobici
L’odontofobia o dentofobia è una condizione patologica in cui il paziente ha una paura incontrollata che lo assale prima di una qualunque visita odontoiatrica.
L’aumento costante del numero di persone affette da questa fobia ha portato ad un accrescimento della sensibilità dei dentisti verso questo problema. Da qualche anno, inoltre, sono aumentati anche i corsi di specializzazione nel trattamento di questi pazienti.
L’approccio terapeutico ideale dovrebbe prevedere un percorso curativo di tipo psicologico. Di base, infatti, i soggetti che sviluppano la fobia del dentista, sono ansiosi. Esistono vari modelli terapeutici di carattere psicologico che vanno dal percorso psicanalitico, alla terapia di confronto, fino alla terapia cognitivo-comportamentale. In base alla gravità del caso, uno psichiatra può anche prescrivere al paziente dei farmaci ansiolitici. Il grado di successo di queste terapie è spesso direttamente proporzionale alla competenza del professionista.
Ma l’individuazione dei pazienti odontofobici non è così semplice, perchè molti di essi tendono a nascondere il problema, solitamente per vergogna, evitando anche per anni di sottoporsi alle cure dentali, con pesanti ricadute sulla loro salute orale.
Per questo il dentista, fin dalla prima visita, ricorre a diversi strumenti nel tentativo di riconoscere se si trova davanti ad un paziente affetto da questa problematica. Partendo da un questionario con domande dirette a verificare se il paziente soffre di un’accentuata forma di ansia, passando per un colloquio, arriverà fino all’osservazione del comportamento del paziente sulla poltrona durante la seduta, spesso rivelatore di uno stato di disagio. Un dentista esperto, infatti, individuerà il soggetto ansioso osservandone la postura sulla poltrona o dalla posizione e dai movimenti delle mani e dei piedi. Rivelatori di un comportamento ansioso sono anche una serie di bisogni ingiustificati espressi dal paziente come quello di sciacquarsi la bocca e inghiottire troppo di frequente, oppure un eccesso di conati di vomito o una forte traspirazione sulla fronte.
Un trattamento efficace del paziente affetto da odontofobia permette di fargli superare definitivamente il timore di sottoporsi alle cure e di eseguire un restauro ottimale della sua dentatura.
Naturalmente l’atteggiamento del dentista nei confronti del paziente è fondamentale, perchè si venga a creare quel rapporto di fiducia che aiuta a sentirsi compresi e a stemperare l’ansia. In questo senso, un dialogo aperto teso ad informare in modo puntuale e trasparente il paziente su ogni fase del trattamento, sarà certamente di aiuto. E’ opportuno che il colloquio preliminare venga svolto in una stanza asettica, priva di strumentazione odontoiatrica, per mettere il paziente a proprio agio prima della seduta vera e propria. Nella maggior parte dei casi durante la prima seduta il dentista si limita ad effettuare una radiografia panoramica (ortopanotomografia o OPT), che permette di avere una buona visione d’insieme di tutti i denti e delle strutture anatomiche adiacenti e una visita generale dello stato di salute del cavo orale. Al termine della visita, il medico spiega al paziente i risultati degli esami e le opzioni di trattamento.
Per mettere a proprio agio il paziente odontofobico, è importante anche che l’ambulatorio sia un ambiente rilassante, composto da ampie sale luminose e con la presenza di quadri e piante. Bisogna tenere presente che lunghi tempi d’attesa favoriscono l’intensificarsi della paura, quindi è opportuno evitarli. Inoltre, un’ottima insonorizzazione delle sale operatorie evita che al paziente in sala d’attesa giungano rumori spiacevoli o odori tipici del trattamento in corso, che potrebbero contribuire a fargli salire l’ansia.
Spesso i pazienti odontofobici temono gli aghi usati per la somministrazione dell’iniezione anestetica. Per ovviare a questo problema si può ricorrere ad una preanestesia, all’uso di aghi molto sottili, all’anestesia intraligamentare o locale.
Infine, per ottenere un vero rilassamento del sistema nervoso centrale e mettere il paziente in uno stato di calma e tranquillità, spesso il dentista ricorrere alla sedazione, che può variare da un leggere effetto tranquillizzante fino al dormiveglia. A differenza di quanto avviene con la narcosi, con la sedazione, il paziente rimane cosciente e mantiene la respirazione autonoma ed i riflessi protettivi.
Il generale, la sedazione può essere ottenuta attraverso l’inalazione di protossido d’azoto oppure tramite farmaci tranquillanti.
A differenza dell’anestesia generale, con il protossido d’azoto il paziente attraversa il trattamento senza paura e in completa distensione. Pur rimanendo pienamente cosciente, si trova in uno stato di coscienza modificato, cosa di estrema importanza ai fini terapeutici. In occasione della prima visita, si può effettuare un test preliminare con protossido d’azoto, volto a far constatare al paziente che la sedazione funziona, andando a spezzare il circolo vizioso della “paura della paura”. L’esperienza indica che i pazienti odontofobici sottoposti a sedazione cosciente, di seduta in seduta, necessitano di sempre meno protossido d’azoto, fino a rinunciare spontaneamente alla sedazione.
Con l’ausilio della sedazione, dunque, è possibile raggiungere l’obiettivo, cioè vincere l’odontofobia ed essere in grado di trattare anche i pazienti più ansiosi in modo del tutto normale, senza alcuna sedazione.